Alain Bombard, storia di un eretico
Nel 1952, un giovane medico di 28 anni si imbarca, a costo della propria vita, in un'avventura straordinaria: dimostrare che è piuttosto la disperazione che uccide i naufraghi che non la fame o la sete. Più in generale, voleva dimostrare che con un minimo di equipaggiamento e un po' di tecnica è possibile sopravvivere a lungo senza scorte di acqua dolce o di cibo.
Giovane tirocinante all'ospedale di Amiens, vide un giorno arrivare nel suo reparto i corpi di 41 marinai morti in un naufragio. Profondamente scosso da questa esperienza e sopraffatto dall'impotenza delle autorità di fronte ai pericoli del mare, decise di intraprendere una ricerca per trovare soluzioni che potessero aiutare i naufraghi a sopravvivere in mare, almeno per il tempo necessario a essere raggiunti dai soccorritori.
Convinto che la sopravvivenza in mare sia soprattutto una questione di forza mentale e di un po' di ingegno, ha teorizzato per diversi anni, e sperimentato soprattutto in laboratorio, gli effetti della disidratazione e della malnutrizione.
Riteneva quindi che con un equipaggiamento minimo fosse possibile affrontare la sfida della sopravvivenza prolungata in alto mare.
Per sopravvivere in mare per lunghi periodi di tempo, ha dovuto superare 4 grandi sfide:
1. Rimanere idratati
Sotto un sole cocente, disidratati dal vento e dalla salsedine e senza pioggia, l'aspettativa di vita non supera mediamente i 3 o 5 giorni.
Innanzitutto, è necessario quindi poter raccogliere e conservare l'acqua piovana e le eventuali gocce di condensa che si formano sulla zattera di salvataggio.
La sua scoperta più importante fu che l'organismo può sopravvivere ingerendo acqua di mare!
In effetti il nostro corpo può accettare al massimo 15 g di sale al giorno, che equivalgono a circa 400 ml di acqua nel Mediterraneo e 500 ml nell'Atlantico ma attenzione, l'assorbimento dell'acqua di mare deve avvenire solo quando l'organismo ha un livello di idratazione adeguato. Se questo esperimento viene effettuato quando il corpo è già disidratato, il fenomeno si accelererà, con conseguenze disastrose.
2. Nutrirsi da soli
Con un'attrezzatura da pesca di base è possibile pescare regolarmente lungo la costa, ma cosa succede nel bel mezzo dell'oceano?
Ci sono informazioni contrastanti su questo argomento. Alcuni pescatori sostengono che in mezzo all'Atlantico il pesce scarseggia. Tuttavia, con le poche calorie spese e l'assunzione di plancton, dovrebbe essere possibile resistere diversi giorni tra una cattura e l'altra.
3. Evitare lo scorbuto
Fin dall'inizio dei viaggi transatlantici, questa malattia ha creato scompiglio tra gli equipaggi.
Essa è dovuta principalmente a una carenza di vitamina C.
Sapendo che il plancton lo contiene e che si trova in abbondanza in tutti i mari, dovrebbe essere semplice ottenerne una quantità sufficiente su base regolare utilizzando un retino per plancton.
4. Tenere la mente attiva
In situazioni critiche la condizione mentale è importante almeno quanto l'aspetto fisiologico. Essa si regge su due cose:
-Tenersi occupati, perché il tempo è molto lungo quando si è soli su una zattera in mezzo al mare.
Quindi, se possibile, fare un po’ di lettura o prendere appunti può essere importante.
-Orientarsi nel tempo e nello spazio.
Si parte!
La navigazione avvenne in Mediterraneo dal 7 al 21 giugno 1952 con un gommone Zodiac di 4,65 metri, armato con una vela di Optimist.
Emarginato dalla comunità scientifica per l'originalità del suo esperimento, Bombard chiamò la sua barca "l'Eretica".
Era accompagnato da Herbert Muir-Palmer, soprannominato Jack Palmer, un navigatore inglese e dal suo sestante.
La prima parte del viaggio è già complicata.
Con un'imbarcazione così poco maneggevole, la grande paura dei due uomini era quella di avvicinarsi alla costa e incagliarsi, oppure di urtare una nave. Il tempo non era dei migliori, ma i pesci erano abbondanti.
Finirono poi bloccati a Ciudadela, sull'isola di Minorca.
La procrastinazione e il viaggio a Las Palmas
Un po' turbato da questo fallimento, ma rafforzato da questa prima esperienza, “l'Eretica” viene portata a Tangeri per la parte successiva del viaggio, ma Palmer si scoraggia subito per questa sfida rischiosa e decide di arrendersi lasciando Bombard solo nella sua avventura.
Egli continua quindi il viaggio in solitaria da Tangeri a Casablanca (11/08 - 18/08) e poi da Casablanca a Las Palmas (24/08 - 03/09).
I vari impegni mediatici e la ricerca di finanziamenti, impongono diversi tragitti tra Parigi e Las Palmas. La sfida è piena di insidie e la complessità del viaggio che lo attende incrina a volte la sua volontà, ma grazie ad una notevole forza di mentale resiste e decide comunque di continuare la sua avventura.
La traversata atlantica dal 19 ottobre al 23 dicembre 1952
Lasciato l'arcipelago il 19 ottobre, dovette attendere ben tre settimane per avere finalmente la pioggia, idratandosi fino ad allora con succo di pesce e un po' di acqua di mare.
La mancanza di esperienza nell'uso del sestante lo portò poi a rilevare misure errate e a deviare gradualmente dalla rotta.
Nonostante la mancanza di vento e le condizioni a volte complicate, l'inizio del viaggio comunque non fu così male. La cattura di pesce fu regolare garantendogli una nutrizione costante, cosa che contribuì a mantenere il morale alto. A questo parteciparono anche le false misurazioni che gli indicavano un rapido progresso.
Durante la traversata l'imbarcazione verrà regolarmente seguita da ogni tipo di animale marino, orate, balene, squali e perfino pesci spada, questi ultimi un po’inquietanti per Bombard.
Convinto che l'approdo avrebbe dovuto avvenire a novembre e con le misurazioni (errate) che indicavano che la terraferma si stava avvicinando sempre di più, all'inizio di dicembre, non vedendo terra, subì un grave colpo al morale. Le condizioni meteorologiche sfavorevoli inoltre lo spinsero addirittura a scrivere il suo testamento il 6 dicembre.
Ma, per fortuna sua, quattro giorni dopo si imbatté nella nave da carico Arakara.
Il capitano che lo accolse a bordo gli disse che si trovavano a 49,5° O, 600 miglia a est della sua presunta posizione mentre lui credeva di trovarsi intorno ai 60° Ovest!
Dopo avergli fornito un pasto frugale (un uovo fritto e un pezzo di fegato di vitello) e alcune istruzioni su come usare il sestante, riprese la sua navigazione.
Il fatto di aver mangiato, ponendo così fine alla dieta seguita fino a quel momento, ebbe un effetto devastante sul suo corpo (diarrea, dolori e una terribile sensazione di fame).
Raggiunse quindi faticosamente le Barbados il 23 dicembre dopo 3 settimane di un viaggio particolarmente complicato.
Seppur indebolito dalla perdita di 25 kg dopo 113 giorni di navigazione, anemico e disidratato, questo avventuriero ci dimostrò comunque che è possibile sopravvivere con un minimo di equipaggiamento e molta forza di volontà.
Grazie a questa dimostrazione, nel 1958, il governo francese decise di imporre la presenza di zattere gonfiabili a bordo delle grandi navi.
Bombard dal canto suo dedicò il resto della sua vita all'ecologia marina e alla ricerca e dette il suo nome al celebre marchio che produce gommoni da diversi decenni.
Due fatti interessanti sottolineano quanto fosse solida la forza di volontà di quest'uomo:
- A bordo dell'Eretica c'era una scorta di cibo e acqua. Queste scorte erano ancora sigillate e intatte all’arrivo alle Barbados.
- Quando lasciò le Canarie, sua moglie era incinta, Bombard partì nonostante tutto.