I fondali marini: custodi della vita tra passato e futuro.
A dispetto dei soliti discorsi intellettuali dove dibattiamo su come fare della prevenzione ambientale è “trullala”, qui vorremmo ricordare semplicemente come sulla chiglia di un’imbarcazione si forma e si annida un micro-mondo sconosciuto ma alquanto mai affascinante e di capitale importanza per tutti noi. Certamente, le ricerche attuali nello spazio interstellare sono molto interessanti ed affascinanti, non vi è dubbio, ma ciò che accade nelle profondità delle acque non è sicuramente da meno! Anzi…
Da parecchi decenni gli occhi dei ricercatori sono sempre più puntati verso l’alto, scrutando il cielo in cerca di risposte sul nostro passato, possibili soluzioni per l’avvenire o, più semplicemente, per decidere cosa mangeremo a cena...
Non è quindi esagerato affermare che, probabilmente, la superficie di Marte è stata meglio mappata e scandagliata che i fondali dei nostri oceani.
Tutti questi viaggi spaziali sfruttano e godono di così tante risorse umane ed economiche pubbliche e private che oggi ci ritroviamo a saperne di più su corpi celesti vicini o lontani da noi che sui fondali marini che abbracciano e fanno vivere il nostro meraviglioso e unico pianeta. (si, perché fino prova contraria ad oggi di uguali-precisi non è che ne abbiamo poi trovati molti…)
Fondale uguale ambiente ostile… Sicuri?
Un paesaggio gelido e disabitato, frastagliato, con talvolta montagne e grandi canyon o superfici pianeggianti e pure dei vulcani, magari in eruzione! Benvenuti al fondo dei nostri oceani. Ed il tutto vive ad una pressione centinaia di volte maggiore che sulla superficie terrestre, con scarsità d’ossigeno e un gelido aspetto a decoro del tutto! La vita, per come la intendiamo su terra ferma, sembrerebbe un’utopia quaggiù. E invece no!
Non solo rappresenta la normalità nei nostri abissi, ma rappresenta una varietà di invenzioni incredibili che la natura ha saputo tirare fuori dalla tasca! Abissi che pullulano di creature talmente numerose e differenti all’apparenza da ciò a cui siamo abituati a vedere e concepire che neppure le migliori pellicole hollywoodiane avrebbero facilità a riprodurre. È risaputo che la vita sul nostro pianeta ebbe origine dall’oceano per svilupparsi poi sulla terraferma. Ciò che rimane ancora da comprendere bene è come sia apparsa poiché il formarsi della vita a partire dagli elementi chimici disponibili sul nostro giovane pianeta poteva solo avvenire al ricorrere di una serie di fattori e condizioni. Ma la comunità scientifica ha già divulgato alcune ipotesi interessanti…Negli anni ’70, sono state identificate le prime sorgenti idrotermali, una sorta di camini sottomarini che si formano generalmente qualche chilometro sopra le camere magmatiche, spesso in prossimità di una faglia.
Il calore che fuoriesce rende più fragili e porose le rocce che, di conseguenza più permeabili, lasciano filtrare al loro interno l’acqua del mare formando così delle sacche. Quest’ultime vengono poi surriscaldate e l’acqua, risalendo per via della pressione, trascina con sé parti di roccia, minerali e componenti del camino. Questa “zuppa” bollente che fuoriesce ha gli elementi chimici necessari a generare la vita. Questa ipotesi è generalmente accettata per via del fatto che a quelle profondità, quei camini diventano un tutt’uno con l’ecosistema e la vita complessa endemica che coesiste. La domanda che ci poniamo a questo punto diventa semplicemente quella di capire se questi organismi hanno visto la luce in quei luoghi oppure li hanno colonizzati in seguito. Resta il fatto che la vita è capace di sopravvivere ed adattarsi anche nei luoghi reputati come inabitabili ben oltre a quanto compatibile secondo i nostri limitati parametri umani.
Il futuro della medicina…
Gli organismi viventi che si sono evoluti in quell’ambiente così estremo hanno dovuto sviluppare dei meccanismi adatti a contrastare le difficoltà di quel mondo buio. L’assenza di luce, la scarsità si ossigeno e approvvigionamento, nonché la pressione elevata e la bassa temperatura e i predatori, sono stati fattori contribuenti alla loro evoluzione. Queste mutazioni aprono la strada ad applicazioni nella medicina che offrono prospettive di ricerca sorprendenti.
Migliaia di cellule sono già state isolate prelevandole dalle specie sottomarine abitanti le profondità degli abissi. Ma qui sorge un problema di non poca rilevanza... Il percorso che porta all’approvazione e conseguente commercializzazione di un farmaco è lungo e soprattutto costoso. Il tempo scientifico è purtroppo spesso subordinato al “tempo” economico, e questa equazione non da sempre i risultati attesi nei tempi sperati… Ciò nonostante contiamo già almeno una quindicina di trattamenti importanti oggi presenti sul mercato, derivanti dagli studi sull’oceano e coloro che lo dimorano. La maggior parte di questi è utilizzato nella cura contro il cancro, ma li ritroviamo anche degli antivirali contro l’herpes, grazie ad uno studio effettuato sulle spugne marine e un analgesico proveniente da una lumaca di mare. Questi promettenti scoperte e progressi ci indirizzano e confortano verso prospettive e speranze più ampie per l’avvenire.
E può darsi che l’uomo un giorno capisca che…
Al di là della ricerca sulla vita, la conquista dello spazio ha lo scopo di predisporre un piano B nel momento in cui la superficie terreste diventi inospitale. Ma, prima che quel giorno giunga, ci attendono ancora decine di secoli di studi e tribolazioni con i piedi, è proprio il caso di dirlo, ben qui su Terra!... Inoltre, come se non bastasse, da parte nostra stiamo facendo del nostro “meglio” per ridurre il tempo a nostra disposizione attraverso uno stile di vita che definire “eccessivo e disinvolto” suona oramai come un ironico diminutivo di fronte agli sfregi che stiamo infliggendo al nostro pianeta! Sia ben chiaro, qui tutti responsabili, dal primo all’ultimo, nel nostro piccolo “egoistico confort” quotidiano!
In quest’ottica temporale cosi ridotta, se qualcuno di voi ha già vissuto l’esperienza e l’avventura di un banale trasloco, pensare di riuscire a scoprire un pianeta con caratteristiche simili al nostro per poterci poi trasferire tutti in tempi utili… Sarebbe curioso assistere alle partenze immaginando semplicemente il caos degli aeroporti un mese di agosto! Vedete voi… Seriamente parlando, tutto ciò è sicuramente più improbabile e meno realistico che prendere realmente in considerazione la costruzione di città sottomarine cercando soluzioni più congeniali a problemi come l’effetto serra, lo scioglimento dei ghiacci e pure degli asteroidi.
Potrebbe sembrare fantascienza ma, analizzando bene il tutto la probabilità che la vita terrestre ritorni al nostro oceano (da dove ha avuto origine) è probabilmente molto più concreta e realistica che pensare di trasferirla su un ipotetico pianeta che, per ora, esiste solo nella speranza o poco più.
I fondali un azzardo strategico
“Esistono in fondo al mare miniere di zinco, ferro, argento, oro che sarebbero facilmente sfruttabili” disse nel lontano 1869, il Capitano Nemo in “Ventimila leghe sotto i mari” di Jules Verne. Questa frase in tempi non sospetti e incredibilmente realista, soprattutto se si pensa all’abbondanza delle materie prime. Ma, aimè, si fa un errore di valutazione nel momento in cui si ritiene che sia semplice sfruttare tali risorse. Quest’ultima conclusione oramai è appurata da tempo. Sia l’accessibilità dei minerali in superficie sia la difficoltà tecnologica incontrata nell’estrarre dalle miniere sottomarine ci fa desistere per ora dall’intraprendere seriamente questa strada.
Allo stesso tempo, la sempre più crescente domanda e il progresso tecnologico del XXI secolo hanno fatto riprendere in considerazione quelle risorse lasciate intatte. Consapevole della tendenza dell’uomo al potere ed all’arricchimento, negli anni ’70 nacque dunque l’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA). Un’organizzazione, gestita dall’ONU, con lo scopo di regolamentare le attività sottomarine nelle acque internazionali. Interessante sapere che il più grande spazio potenzialmente sfruttabile ed eventualmente abitabile sul nostro pianeta è quello che si trova tra i-200mt ed i fondali oceanici, ossia, una superfice letteralmente smisurata! Ora, alla luce di quanto sopra, andando a fondo della situazione (tranquilli, si fa per dire …), ci sono alcune domande che si impongono.
Se da un lato nello spazio stellare ciò che affascina l’uomo è la possibilità di trovare della vita extraterrestre, al momento attuale nulla o nessuno, (ma proprio nessuno), ha battuto un colpo per risponderci. Due scuole di pensiero si presentano: o non c’è nessuno o questi sono molto discreti, ma molto discreti, dato che ad oggi il silenzio è totale. Nell’ ipotesi invece che un giorno, forse, qualcuno risponda, le distanze da percorrere per raggiungerlo e stringergli la mano (se ne avrà) saranno talmente vaste, che con molta probabilità non avremo mezzi tecnici ed economici per raggiungerlo. I nostri abissi marini invece, pur nel loro silenzio “abissale”, sono ben più accessibili e ricchi di vita. E sono li, ad un passo da dove finisce la terra ferma! Si, garantito e dimostrato senza studi universitari! Provate a mettere un piede in acqua e voilà, ci siamo! Da essi abbiamo già appreso molto sulla nostra origine e rappresentano un ottimo potenziale per il nostro avvenire. Pertanto sia l’esplorazione che la salvaguardia dell’ambiente marino dovrebbero essere la priorità delle priorità!
In conclusione, senza stabilire alcuna verità assoluta, dovremmo dunque porci una domanda semplice ma fondamentale.
È sensato perseverare in un progetto costoso, pericoloso e dannoso quale tentare di lanciare un dispositivo pesante diverse tonnellate e pieno di carburante fuori dalla nostra atmosfera per un improbabile scoperta intergalattica oppure investire per capire come poter sfruttare i fondali tramite un po’ di ricerca e qualche elemento tecnologico per occupare i fondali di fronte ai nostri occhi imparando a vivere immergendoci nel magnifico Blu?